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Per la campagna si sensibilizzazione di quest’anno, come si è visto nei giorni scorsi, si è scelto di affrontare il tema da un punto di vista differente, sicuramente provocatorio che come scopo ha quello di far riflettere per aprire l’opportunità di un dialogo costruttivo. Il senso del messaggio è crudo ma per noi assolutamente chiaro: le circostanze e la condizione che l’emergenza mondiale ha costretto tutti quanti a cambiare le abitudini e la quotidianità: attraverso delle regole abbiamo provato sulla nostra pelle cosa significa rinunciare ai rapporti sociali più basilari (i pranzi di famiglia, l’aperitivo con gli amici, le vacanze spensierate e il divertimento, le esternazioni e il contatto fisico con gli altri, ecc…). Situazioni e momenti della vita imprescindibili e fondamentali per l’essere umano a cui abbiamo dovuto rinunciare o limitare alle sole persone conviventi. Dal canto nostro, come famiglie, il disagio è stato vissuto come chiunque altro, anche se infondo già preparate ad un tale cambiamento perché, purtroppo non per colpa di un virus ma di una condizione altrettanto invalidante, la vita era già prima scandita da delle regole che per tanti aspetti assomigliano a quelli che oggi, tutti, dobbiamo sottostare. L’impossibilità di stare in spazi affollati, la difficoltà in certi casi di esternare le proprie emozioni attraverso il contatto degli altri a causa di una percezione sensoriale troppo sviluppata, ecc… L’autismo è una condizione che spesso lega le famiglie ai vincoli di tali regole: la cosa positiva è che fortunatamente non vale per tutti, per questo è definito spettro autistico, ma ciò che noi abbiamo voluto mettere in evidenza è quando questo accade noi ci sentiamo impotenti, un sentimento che è difficile da descrivere se non vissuto in prima persona.